PROF. LUIGI BOLONDI

TEAM SPECIALISTI

Il Prof. Luigi Bolondi, medico internista e gastroenterologo, si occupa prevalentemente di
malattie del fegato e dell’apparato digerente ed è esperto nell’esecuzione dell’ecografia
internistica, tecnica diagnostica che, fra i primi in Italia e nel mondo, ha sviluppato fin dagli anni ’80
e ha insegnato a centinaia di altri medici.
Ha diretto per 22 anni la Medicina Interna Universitaria del Policlinico S.Orsola. Ha fondato e diretto
il centro di Ecografia diagnostica e interventistica, il Centro per lo studio della steatosi epatica e il
Centro per la diagnosi e la terapia dei tumori del fegato.

 

Le patologie di cui si occupa prevalentemente e a cui ha dedicato gran parte della attività clinica e di ricerca sono le seguenti:

La steatosi epatica o “fegato grasso” e la Sindrome metabolica

Per steatosi epatica si intende l’accumulo patologico di lipidi (in particolare trigliceridi) nelle cellule epatiche (gli epatociti). Nel mondo la steatosi epatica è in aumento, raggiungendo in Italia una prevalenza del 20-25% della popolazione adulta e deve essere diagnosticato precocemente per identificare i casi con potenziale evolutivo e poter mettere in atto tutte le strategie preventive necessarie. Questa condizione si associa a quella che viene definita Sindrome metabolica (caratterizzata da 2 o più di queste condizioni: Obesità/sovrappeso, Ipertensione arteriosa, diabete e resistenza insulinica, Ipercolesterolemia). Il dubbio può emergere quando si riscontrano, anche occasionalmente nel corso di un check-up, alterazioni dei comuni esami di laboratorio epatici: le transaminasi, la fosfatasi alcalina, la gammaGT.

Le epatopatie croniche, la cirrosi epatica e i tumori del fegato

La cirrosi epatica è una malattia insidiosa in quanto totalmente asintomatica fino a quando non si sviluppano le complicanze (ascite, emorragie digestive, cancro del fegato). Ogni alterazione persistente degli esami di laboratorio epatici può sottendere una condizione di cirrosi o una condizione di epatopatia cronica evolutiva che in un periodo più o meno lungo può portare alla cirrosi. Quando si riscontrano pertanto (il più delle volte casualmente) delle alterazioni di esami laboratoristici come le transaminasi, la GammaGT, la fosfatasi alcalina, è sempre necessario un approfondimento per chiarire se è un fatto intercorrente o se è presente una epatopatia cronica, la sua causa e il grado di evolutività. Bisogna sottolineare che le cause di epatopatia cronica possono essere molteplici: dalle infezioni virali (virus dell’epatite C e B), alle malattie autoimmuni, alle malattie genetiche, alle malattie metaboliche (in cui rientra la steatosi o fegato grasso). La complicanza più temuta delle epatopatie croniche e della cirrosi è lo sviluppo del carcinoma epatico. Questa evenienza si verifica nel 3% circa dei pazienti con cirrosi ogni anno. Importantissima è la diagnosi precoce, che consente di attuare terapie radicali (chirurgia, termoablazione, trapianto di fegato).

La calcolosi della colecisti

La calcolosi della colecisti (o cistifellea) detta anche litiasi colecistica o colelitiasi è una malattia insidiosa perchè i suoi sintomi sono spesso del tutto assenti, mentre in alcuni casi si possono manifestare acutamente con le cosiddette “coliche biliari”. Con questa terminologia si intendono le crisi dolorose acute localizzate all’ipocondrio dx (la parte alta a dx dell’addome) o in sede epigastrica, a volte irradiato alla scapola, spesso accompagnate spesso da vomito e a volte da febbre. Tali crisi insorgono il più delle volte dopo il pasto, specie se abbondante e ad elevato contenuto di grassi. Questa condizione morbosa rimane silente nella maggior parte dei casi e viene spesso scoperta casualmente con un esame ecografico, oppure dopo l’insorgenza di una colica biliare. Queste si manifestano nel 30% circa dei portatori nel corso della vita e possono essere scatenate dalla assunzione di pasti abbondanti a ricco contenuto lipidico. In caso di colica biliare è indispensabile eseguire un controllo urgente con ecografia al fine di valutare eventuali complicanze come l’infiammazione acuta della colecisti (Colecistite acuta) che richiede un pronto trattamento antibiotico e il passaggio di calcoli dalla colecisti alla via biiiare principale (coledoco). Quest’ultima condizione può causare ittero e pancreatite acuta e richiede il ricovero ospedaliero

MALATTIE DELL’APPARATO DIGERENTE

Il reflusso gastroesofageo

È una condizione che colpisce circa il 10-20% della popolazione in Europa e si verifica quando i succhi gastrici vengono in contatto con la parete dell’esofago, provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido. La malattia da reflusso gastroesofageo si può presentare con sintomi cosiddetti “tipici” (bruciore retrosternale, ossia dietro il petto, e rigurgito acido in bocca) oppure con sintomi “atipici” (difficoltà alla deglutizione, difficoltà digestive, nausea, laringite cronica, tosse, raucedine, alitosi, abbassamento della voce, singhiozzo, asma, dolore toracico, insonnia). La diagnosi è innanzitutto clinica, ma se i sintomi persistono è necessaria una valutazione strumentale per accertare se esistono condizioni predisponenti come l’ernia Jatale, alterazioni patologiche della mucosa gastroesofagea (esofagite e/o gastrite e il grado di infiammazione) o la presenza di infezione da Helicobacter Pylori, che deve essere trattata con adeguata terapia.L’esame strumentale cardine per la diagnosi è essenzialmente la Gastroscopia (EGDS): consente di esaminare l’esofago, lo stomaco ed il duodeno, attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile nel quale è incorporata una telecamera ed un sottile canale, attraverso il quale è possibile far passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie), fondamentali per capire il grado di infiammazione e identificare eventualmente l’Helicobacter Pylori.

La sindrome dell’intestino irritabile

Che cos’è?

E’ un disturbo caratterizzato dalla presenza da molti mesi (>3) di sintomi variabili a carico dell’intestino. Comunemente viene chiamato anche colon irritabile, colite spastica o semplicemente colite. E’ una sindrome molto diffusa nella popolazione con prevalenza variabile dall’11 al 25% della popolazione e un rapporto femmine/maschi = 2/1. E’ più frequente nei paesi ad elevato livello di vita e con consumo di cibi più raffinati.

I sintomi possono essere: distensione addominale, dolore addominale spesso alleviato dalla defecazione, cambiamenti nella frequenza delle evacuazioni e nella consistenza delle feci con tendenza più spesso alla stitichezza, ma in altri casi con diarrea o alternanza di stipsi e diarrea. Spesso si rileva muco nelle feci, ma non sangue. Se si rileva sangue occorre effettuare opportuni accertamenti per stabilirne le cause. Poichè i sintomi possono essere del tutto simili a quelli di patologie intestinali più gravi (Malattie infiammatorie intestinali come il M. di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa) o il carcinoma del colon, è assolutamente necessaria una diagnosi differenziale che può essere effettuata solo dal medico competente.

Cause

Sono stati individuate numerose condizioni predisponenti che possono essere diverse da paziente a paziente. Tra queste la dieta assume una particolare rilevanza, soprattutto per quanti riguarda alcuni suoi componenti (ad esempio i cosiddetti FODMAPs, zuccheri ad alto potere fermentativo). In altri casi entrano in gioco fattori psichici (stress, problemi familiari e di lavoro), problemi nella percezione e sensibilità agli stimoli dolorosi provenienti dalla distensione intestinale, dismicrobismi intestinali causati da diete scorrette. A Volte si associa alla presenza di diverticolosi del colon e in questo caso richiede provvedimenti terapeutici specifici.

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